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Il restauro di Palazzo Isolani e Palazzo Bolognini Isolani

Le facciate contigue di Palazzo Isolani e Palazzo Bolognini Isolani, al cui interno si apre Corte Isolani, passaggio coperto che conduce alla medievale Strada Maggiore, costituiscono la quinta prospettica di uno dei luoghi più belli e suggestivi di Bologna, Piazza Santo Stefano, detta anche Piazza delle Sette Chiese.

Palazzo Isolani, la cui prima costruzione risale al periodo fra il XII e XIV secolo, proprietà prima dei Fiessi, poi dei Lupari, diviene la dimora della famiglia Isolani nel 1671, a seguito dell’unione di Jacopi Isolani e Francesca Lupari. Nel 1708 è Alemanno, figlio della coppia, a commissionare a Giuseppe Antonio Torri il rifacimento dell’imponente struttura. È, di fatto, grazie ai disegni originari dell’architetto, conservati nell’Archivio di famiglia, che è stato possibile effettuare i recenti lavori di restauro e riportare in auge gli originali colori settecenteschi della facciata.

I lavori di restauro sono stati condotti dall’architetto Marina di Mottola Balestra e hanno interessato, inoltre, Corte Isolani e la facciata attigua di Palazzo Bolognini Isolani, costruzione duecentesca rinnovata nel quattrocento dall’architetto fiorentino Pagno di Lapo Portgiani in pieno stile toscaneggiante. Di proprietà dei Bolognini, il Palazzo viene acquistato da Ludovico Isolani nel 1842 e ristrutturato nel decennio successivo. Come ricorda l’attuale proprietario, Francesco Cavazzi Isolani, è in quegli anni che risale la collocazione dei sei busti nelle bifore delle finestre del piano nobile.

Il restauro di Palazzo Bolognini Isolani è stato davvero complesso, tuttavia molto più interessante, perché il rinvenimento di tracce di colore sul cornicione, sulle teste e sui vasi ha fatto ipotizzare che la facciata fosse interamente affrescata, un unicum a Bologna, da attribuire, probabilmente, ad eventuali influenze dell’edilizia urbana patrizia di area nordica.

 Pellegrino Capobianco per ADSI

Palazzo Niglio Jadicicco

Nel centro storico di Frattamaggiore, affacciato sull’antica via Atellana, sorge Palazzo Niglio Jadicicco, uno dei pochi palazzi della provincia partenopea ancora abitato dalla famiglia, che lo ha fatto costruire nella seconda metà del XVII secolo.

Nel 1780 il proprietario Michele Niglio, ufficiale della guardia personale di Ferdinando IV di Borbone e poeta, decide di ristrutturarlo e rivoluzionarlo nel suo assetto originario, seguendo il canone stilistico tardo barocco, pervaso da quel clima raffinato e aristocratico, sviluppatosi ai tempi della dinastia borbonica nel Regno di Napoli.

Numerose, inoltre, sono le influenze dovute all’edificazione della vicina reggia di Caserta e di Napoli, ma soprattutto, al fascino dell’antichità che emergono dai primi scavi delle città di Pompei ed Ercolano, sommerse dall’eruzione del 79 d. C..

Per i suoi attuali proprietari la dimora storica è luogo di memoria; forte è dunque sentito l’obbligo morale alla tutela e alla conservazione, tanto che li ha naturalmente indotti, come spiega Bianca Iadicicco de Notaristefani di Vastogirardi, ad affrontare un restauro durato circa due anni, il cui fine è quello di trasmettere il bene alle future generazioni.

Pellegrino Capobianco per ADSI